Oggi vorrei introdurvi il concetto di ass clapping.
Partiamo dall’inizio: si sa che le negre (politically correct: le persone di sesso femminile di colore) hanno un culo che regna, come ebbi a dire una volta a un caro amico in una calda sera d’estate.
Il fenomeno (di avere un gran bel culo) viene espresso in italiano da un aggettivo, callipigia (si legge con l’accento sulla seconda «i», quella nella sillaba pi), che proviene come spesso accade alle parole di alto rango, dal greco antico, ed è composto dall’aggettivo kalòs, che vuol dire «bello», e dal sostantivo pugé (leggasi “piughé”) che vuol dire «natica, fondoschiena». L’aggettivo è prerogativa esclusiva di Venere, che in alcuni casi, può anche essere appellata con il solo aggettivo (sostantivato), in quanto lei è «dalle belle natiche» par excellence; dunque se trovate scritto da qualche parte «la Callipigia» sappiate che è Venere. Così anche i molti studenti dei licei classici che leggono il mio blog, potranno dire di avere ricavato qualcosa di utile oggi.
In italiano, stando alle mie misere risorse on-line di cui al momento posso disporre, non esiste un sostantivo per indicare la condizione di una donna che ha delle belle natiche: quindi mi sono permesse di crearne uno plausibile, con aggiunta di asterisco, che vuol dire che non è finora attestato.
Il sostantivo che invece c’è in italiano è steatopigia (con l’accento sulla seconda «i»): i più attenti avranno notato che il finale di questa parola è sempre lo stesso dell’altra, e infatti sempre di culo stiamo parlando. Si tratta in questo caso di un termine medico, che – cito da Wikipedia – indica una « spiccata lordosi lombare di alcune costituzioni fisiche e la tendenza ad accumulare adipe sui glutei e sulle cosce. La steatopigia è tipica delle donne di alcune etnie africane come quella degli ottentotti o dei boscimani. Spesso è stata riscontrata nelle veneri scolpite nel neolitico denominate per questo anche “veneri steatopigie“.» Ora, al di là della bestialità delle veneri del neolitico (gravissima: le veneri cui ci si riferisce sono quelle del paleolitico, cui rimanda correttamente il link “veneri steatopigie”: badate bene che anche questo articolo contiene notevoli imprecisioni, ma è utile perché ci sono delle foto e dà un’idea delle datazioni), dicevo, al di là di questa bestialità, il termine è trasparente. Allego anche alcune immagini per chiarire il fenomeno. Se cercate su internet questa parola, certamente salterà fuori abbastanza presto il nome di Saartjie Baartman, la cui istruttiva vicenda è diventata anche un film del 2010, presentato alla Mostra del -cinema di Venezia.
La povera donna originaria del Sud dell’Africa, schiavizzata e trasportata in Europa, girava il vecchio continente nei Freak show, come fenomeno da baraccone: stuzzicava le fantasie degli uomini (e delle donne) con i suoi estemi lombi. Cosa che del resto faceva già a casa sua, cogli uomini della sua stessa cultura, senza per questo dovere vivere in una gabbia. Infatti i Khoisan, che altri non sono se non i famosi Boscimani e Ottentotti, apprezzano le donne particolarmente abbondanti lì sotto: il che ci fa suppore che – proprio come il taglio orientale degli occhi, il cosiddetto “occhio a mandorla” – tale carattere possa essere stato selezionato nei millenni di evoluzione come un carattere di preferenza sessuale.
E questo ci porta dritti dritti al terzo e ultimo concetto: anche a noi, oggi, ci piacciono le femminucce con un tale “difetto”, ma al di là del gusto personale, diciamo pure che la steatopigia per alcune culture, metropolitane e non, contemporanee è divenuta sinonimo di callipigeismo*.
Mi riferisco in particolare all’hip hop, al reggae (sopratutto alla sua variante di maggiore successo commerciale il Dancehall) e tutte le miriadi di sottoculture afro e black imparentate con le due citate. Addirittura la questione è arrivata al massimo della notorietà e della visibilità, grazie a una canzone (e un video), niente-popò-di-meno-che (è proprio il caso di dirlo!) di Beyoncé (allora ancora con le Destiny’s Child): il singolo era Bootylicious, neologismo (non inventato da Beyoncé) formato dalle parole «booty» (ancora una volta “natiche”) e «delicious» (aggettivo per “delizioso”); il significato è quello di “voluttuoso”, o “deliziosamente rotondo” se vogliamo rimanere più stretti alla lettera. Piena di doppi sensi, secondo me è una canzone orribile, ma qui non si discute del gusto musicale, bensì di un riferimento importante per il nostro discorso.
La cultura black, anche quella mainstream, pop, di Mtv, sdogana il culo grosso, che sporge, a volte anche un culo eccessivo. L’ultima eco di queste cose si ha nel successo clamoroso del fonoschiena di Kim Kardashian (e di tutta la famiglia al seguito); se non sapete chi è Kim Kardashian, questa volta non ci può nemmeno Wikipedia (anche se dovreste comunque cominciare da lì.
L’immagine qui sopra dimostra un principio semplice: se incontraste Harry Potter, la prima cosa che guardereste non sarebbe forse la sua cicatrice a forma di fulmine che ha sulla fronte? Anche Kim ha il suo stigma.
Ma lasciando e tralasciando il mainstream, il gossip, il blossip e questo sbrilluccicante mondo fatto di paillettes e lustrini (e grandi culi anche), vorrei tornare all’ultimo dei tre concetti espressi nel titolo: ass clapping. Cos’è?
Immagino che possiate fare un piccolo sforzo, non è poi che sia così difficile: anche qui l’origine del fenomeno è certamente il grande interesse riservata al culo da parte delle culture afro, unita in questo caso alla millennaria passione per la danza: il risultato? Eccolo
Naturalmente il fenomeno è una cosa ampia, articolata e non si può certo ridurre a un video o due. Credo che per analizzarlo a fondo ci vorrebbe un secondo post lungo almeno quanto questo; ma forse io non ne sarei neppure capace.
Di certo però adesso avete la possibilità di appassionarvi a questa meravigliosa attività ludica. Guardare donne che applaudono col culo.
PS Se cercate ass clapping su urban dictionary, diciamo che avrete una sorpresa … immagino che dovrebbero dare il nobel per la linguistica a urban dictionary il prossimo anno! Come? Come dici? Ah, non c’è il nobel per la linguistica: ok grazie ora ci faccio un post.